Giovani: quale futuro per i neet?

L'educazione finanziaria è un gioco da ragazzi

Giovani: quale futuro per i neet?

Quando si parla di NEET si intendono quei giovani tra i 15 ed i 29 anni disoccupati e non impegnati in alcun percorso formativo. L’acronimo deriva dalla definizione inglese Neither in Employment or in Education or Traininged è ormai comunemente utilizzato nel dibattito politico nazionale ed europeo per indicare un fenomeno che coinvolge, anche se in misura diversa, tutti i Paesi europei.

La pandemia da Covid-19 ha vanificato i miglioramenti registrati nell’ultimo decennio che avevano portato a una diminuzione della percentuale di NEET a livello europeo. Tra il 2019 e il 2020, si è registrato infatti un incremento dal 14.1% a 15.2% di giovani che non studiano e non lavorano. In Italia, l’aumento è stato più accentuato: il nostro paese ha registrato il dato nazionale più elevato tra gli Stati Membri. Secondo gli ultimi dati ISTAT (luglio 2021) a fine 2020 in Italia i NEET sono 2 milioni e 100mila, ovvero il 25,1% di giovani tra i 15 e i 29 anni.

La condizione di NEET è determinata principalmente da disuguaglianze a livello sociale ed economico che riducono le possibilità di uscire da situazioni di povertà e di esclusione sociale, oltre che da altri fattori di rischio determinati da contesti familiari, culturali, economici e sociali che non investono adeguatamente sulle potenzialità dei ragazzi e sul loro futuro (“Exploring the diversity of NEETs”, Eurofound, 2016). Tra le principali cause che portano i giovani a vivere più o meno a lungo la condizione di NEET spiccano: l’avere genitori disoccupati, divorziati o con un basso livello di istruzione; il vivere in famiglie a basso reddito; l’avere un basso livello di istruzione; il vivere in una condizione di isolamento a causa di percorsi migratori; l’avere disabilità fisiche o psichiche; e il vivere in zone distanti dai centri produttivi o più dinamici dal punto di vista economico e culturale. 

La complessità del fenomeno ed i numerosi fattori in gioco influiscono sull’eterogeneità di questa categoria, che contiene al suo interno diverse sfumature. Tra i NEET, infatti, si individuano i cosiddetti “job seekers”, disoccupati di breve e lungo corso che cercano attivamente un lavoro; gli “opportunity explorers”, persone coinvolte in percorsi formativi non formali, con un interesse esplicito verso nuovi percorsi formativi e che tentano di mantenere uno stretto legame con il mercato del lavoro; gli “indisponibili”, persone che non stanno cercando attivamente un lavoro, che sono coinvolte in attività e responsabilità familiari e che possono avere problemi di salute; ed infine i “demotivati”, soggetti che non stanno cercando attivamente un lavoro e non sono coinvolti in percorsi formativi (anche informali) o in ruoli familiari o sociali (“I NEET in Italia. La distanza dal mercato del lavoro ed il rapporto con i Servizi pubblici per l’impiego”, Anpal servizi, 2018).

I profili descritti condividono una condizione di esclusione sociale ed economica che si delinea anche in termini finanziari, aspetto che compromette la loro possibilità di riscattarsi, investendo su future progettualità e percorsi di autonomia.

IncludiMi, progetto lanciato da Experian in collaborazione con Associazione Microfinanza e Sviluppo ONLUS ed Associazione MicroLab, vuole supportare i neet nel processo di inclusione finanziaria e sociale rafforzando le competenze sui temi dell’educazione finanziaria; accompagnando con un percorso individualizzato one-to-one (mentoring) chi vuole mettersi in proprio, creando nuovi standard per la valutazione del merito creditizio che consentano anche a neet, caregiver e donne vittime di violenza di accedere ai servizi finanziari.

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